Le malattie parodontali possono causare gravi problemi funzionali, fonatori ed estetici e sono la causa principale di perdita dei denti negli adulti. Questa patologia dipende da alcuni batteri specifici, che provocano una risposta infiammatoria locale e colpiscono con maggiore gravità soggetti suscettibili per ragioni legate alla genetica e agli stili di vita (ad esempio il fumo e le abitudini all’igiene orale domiciliare).
Numerosi studi hanno evidenziato una forte associazione fra parodontite e alcune malattie sistemiche, come: malattie cardiovascolari, diabete, patologie polmonari e complicanze della gravidanza.
Essendo, quindi, consapevoli dei gravi danni che la parodontite causa nel cavo orale risulta fondamentale prevenire (mediante sedute di igiene orale professionale periodiche) o curare questa patologia (mediante trattamento parodontale non chirurgico).
Che cos’è la parodontite?
Parodontite significa infiammazione del parodonto, cioè il sistema di supporto dei denti che mantiene le radici dei denti ancorate alle ossa mascellari, la quale provoca la distruzione progressiva di questa struttura (osso alveolare e legamento parodontale) e, alla fine, la perdita dei denti [1].
La parodontite può colpire soggetti di ogni età, dai bambini ancora in dentatura da latte (meno dell’1%) a soggetti nella terza età (circa il 30%).
La parodontite è causata da un gruppo di batteri specifici, i quali vengono acquisiti precocemente nella vita e si ritiene che siano trasmessi dai genitori (principalmente la madre) ai figli o all’interno della coppia [2]. La presenza di questi batteri è necessaria, ma non sufficiente, per lo sviluppo della malattia, infatti la sua comparsa dipende dalla suscettibilità del soggetto.
Recentemente, si è notato che la parodontite può provocare cambiamenti a livello dell’intero organismo.
Parodontite e malattie cardiovascolari
La malattia cardiovascolare è una delle principali cause di mortalità nel mondo e la principale causa di morte in Europa e negli Stati Uniti [3].
Un effetto diretto della parodontite sull’aterogenesi o sulla progressione della aterosclerosi potrebbe essere mediata dalla translocazione di patogeni parodontali dal cavo orale al sistema circolatorio. Nonostante gli studi dimostrino una correlazione tra aterosclerosi e parodontite, la progressione della patologia deve essere ancora completamente chiarita.
Parodontite e diabete
Il termine “Diabete Mellito” definisce un gruppo eterogeneo di malattie del metabolismo caratterizzate da uno stato cronico di iperglicemia. Alla base di queste malattie si pongono la mancanza assoluta o relativa dell’insulina o la ridotta sensibilità all’azione di quest’ormone o, infine, l’associazione tra le due precedenti condizioni. L’insulina promuove l’ingresso del glucosio nelle cellule del tessuto muscolare e in quello adiposo e, tramite questa azione, è l’ormone deputato alla prevenzione dell’iperglicemia. A una carenza o a una resistenza all’insulina consegue uno stato di iperglicemia cronica, cioè uno stato diabetico.
Anche in Italia le malattie croniche rappresentano un problema prioritario di salute pubblica e mostrano un sensibile crescita. L’obesità rappresenta nei paesi sviluppati un problema particolarmente diffuso e serio, la cui incidenza è aumentata drasticamente durante le ultime decadi.
Numerosi studi hanno dimostrato che il diabete si associ ad aumentare prevalenza e gravità di gengivite e parodontite. La parodontite nei soggetti diabetici (Tipo I, Tipo II e Tipo III) è maggiore rispetto ai soggetti sani.
Diversi studi hanno evidenziato nel diabete un importante fattore di rischio per la parodontite e nella parodontite un’importante complicanza del diabete, tanto da esserne stata definita come la “sesta complicanza” [4].
Il rischio per un soggetto diabetico di ammalarsi di parodontite viene stimato essere da due a tre volte maggiore rispetto a quello di un soggetto non diabetico, mentre, le donne gravide affette da diabete hanno un rischio di soffrire di parodontite di oltre nove volte superiore rispetto alle non diabetiche [5].
Alcune considerazioni sulla correlazione tra malattie parodontali e diabete
- Il diabete è una malattia estremamente diffusa, spesso prevenibile, frequentemente gravata da invalidanti complicanze e mortalità. Molti pazienti diabetici possono, anche per molti anni, non essere consapevoli del loro stato e conseguentemente non seguire alcuna terapia. Le iniziative di diagnosi precoce favoriscono il controllo della malattia e della sua evoluzione.
- Anche se non tutte le ricerche concordano su questo risultato, esiste un diffuso consenso nel considerare che nel soggetto diabetico la parodontite sia più prevalente e decorra in modo più grave rispetto al soggetto non diabetico.
- La terapia parodontale non solo determina il miglioramento della situazione orale, anche nel soggetto diabetico, ma probabilmente contribuisce al raggiungimento di un miglior controllo glicemico. Un appropriato protocollo di mantenimento al termine della terapia parodontale attiva consente nei soggetti diabetici di ottenere, in termini di assenza di recidive, risultati simili a quelli ottenibili nei oggetti non diabetici.
- Meccanismi fisiopatologici non ancora perfettamente chiariti starebbero alla base dell’associazione bidirezionale tra diabete e parodontiti. Un ruolo chiave sembrerebbe essere giocato dai principi attivi prodotti dal tessuto adiposo e l’insulino resistenza ad essi correlabile.
- Sono sempre maggiormente evidenti, così come per altre malattie croniche, i rapporti tra diabete e gli stili di vita, e in particolare con l’alimentazione, l’attività fisica e il fumo. Le basi della prevenzione di queste malattie si fondano sulla promozione di stili di vita appropriati.
- Risulta chiaro, dunque, che l’odontoiatra e/o l’igienista dentale possano svolgere un ruolo importante, sia nella tutela della salute orale del soggetto diabetico, sia nella promozione di corretti stili di vita e nella diagnosi di diabete nel soggetto non consapevole della propria malattia.
Malattie parodontali e parto prematuro
La nascita di bambini pre-termine è responsabile di quasi il 50% dei casi di patologie neurologiche congenite [6] e di disordini del comportamento [7] e di quasi due terzi dei casi di mortalità peri-natale [8]. L’organizzazione Mondiale della Sanità definisce “prematura” la nascita di un bambino vivo prima della 37° settimana, “molto prematura” prima della 32° settimana ed “estremamente prematura” prima della 28° settimana.
L’eziologia del parto pre-termine e multifattoriale, riconducibile a molteplici fattori individuali, genetici e ambientali.
Alcuni studi hanno dimostrato il legame tra malattia parodontale ed il parto pre-termine di bambini sotto peso e/o parto pretermine. La correlazione è basata su due ipotesi: la prima si fonda sulla possibilità che le donne con malattia parodontale possano essere soggette a frequenti batteriemie (la cavità uterina sarebbe esposta a colonizzazione diretta di batteri o dei loro sottoprodotti che attivano una cascata infiammatoria a livello dell‟unita feto-placentare causando il parto pre-termine); la seconda ipotizza che l’infezione parodontale causi un incremento sistemico di citochine pro-infiammatorie, le quali provocano modificazioni placentari che possono portare alla perdita di peso corporeo del feto e dare inizio a contrazioni uterine premature causando il parto pre-termine.
Per questo motivo risulta fondamentale controllare lo stato di salute delle donne in età fertile, così da poter prevenire e trattare la malattia parodontale per ridurre gli effetti negativi delle infezioni del cavo orale sul decorso della gravidanza.
Essendo dunque l’odontoiatra lo specialista più frequentemente consultato dagli Italiani, si consiglia, oltre alla prevenzione delle malattie oro-dento-parodontali, anche la promozione di corretti stili di vita, come per esempio: la cessazione dell’abitudine al fumo, la corretta alimentazione e l’importanza dell’attività fisica.
Bibliografia
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