L’associazione tra malattia parodontale e malattie cardiovascolari si può spiegare attraverso due meccanismi:
- meccanismo diretto: in seguito a semplici manovre che espongano i siti parodontali al sanguinamento, può verificarsi una migrazione di batteri dai tessuti parodontali al sangue circolante (batteriemia) con conseguenti gravi danni alle pareti dei vasi sanguigni (endotelio);
- meccanismo indiretto: fa riferimento alla produzione locale di sostanze chimiche tipiche dell’infiammazione da parte del parodonto, in grado di raggiungere il sistema circolatorio favorendo la deposizione a distanza di colesterolo lungo le pareti vascolari arteriose (placche ateromasiche), con conseguente aumento del rischio trombotico.
Alcuni studi hanno evidenziato che la correlazione tra parodontite e malattie cardiovascolari potrebbe essere dovuta a una risposta autoimmunitaria causata dall’elevata somiglianza tra alcuni antigeni di origine batterica e alcune proteine umane cardiache che diventano bersaglio degli anticorpi, con conseguente danno tissutale.
Studi epidemiologici hanno fatto emergere anche una relazione tra parodontite, infarto miocardico, ictus e mortalità.
La perdita di un elevato numero di denti e la distruzione ossea rilevabile nel paziente affetto da parodontite grave sono associate, infatti, a un’aumentata prevalenza di placche ateromasiche a livello carotideo. Nei pazienti con patologie infiammatorie del cavo orale, è stato osservato, inoltre, un aumento del rischio d’infarto miocardico e di aterosclerosi.
Studi clinici controllati suggeriscono inoltre che il trattamento della parodontite migliora la funzione dell’endotelio.